Capita che, guardando la tv in famiglia, si incappi in scene di sesso dirette o allusive. I genitori, con grande imbarazzo, si affrettano a cambiare canale scambiandosi sguardi di vergogna come se sullo schermo ci fossero loro stessi.
Il telecomando accorre in aiuto per trasferire l’attenzione dei figli altrove prima che possano rivolgere
qualche domanda scomoda a cui mamma e papà non sono preparati.
Che occasione mancata!
I bambini cominciano ad interessarsi al proprio corpo sessuale a circa tre anni, quando scoprono la
differenza con l’altro sesso, a volte ricorrono all’autoerotismo in tempi precoci (questo accade abbastanza
frequentemente e non deve mettere in allarme facendo pensare ad un disagio psicoaffettivo).
Fin da quando sono piccoli è bene che venga soddisfatta la loro curiosità sul sesso utilizzando un linguaggio a loro comprensibile in modo che non crescano con l’idea che si tratti di argomenti tabù da evitare accuratamente.
Piuttosto il genitore dovrebbe cogliere ogni occasione gli dia l’opportunità di spiegare ai figli che il sesso fa parte della maturità, che i genitali possono procurare piacere e che al momento opportuno anche loro
potranno sperimentare determinate sensazioni.
Conoscere il proprio corpo è il primo passo per poterne gestire le pulsioni, conoscere le ‘regole del gioco’ e sviluppare la capacità di autodeterminazione e autodifesa nei confronti di chi vorrebbe piegare il bambino alle proprie voglie.
Frequentemente i bambini sanno come nascono i figli e che si sviluppano nella pancia della mamma, ma
raramente sono al corrente di come avviene l’accoppiamento.
Non parlare di sesso o usare parole inventate per riferirsi ai genitali indica che c’è disagio, che c’è una landa nel pensiero e nel linguaggio in cui è proibito o comunque pericoloso addentrarsi, in questo modo i bambini sviluppano un senso di vergogna e di colpa se assecondano la loro curiosità in merito.
Il bambino infatti si approccia alla sessualità con la stessa curiosità e la voglia di esplorazione che lo
impegna nella scoperta di altre faccende.
Reagire in modo imbarazzato o, peggio, giudicare la sua naturale inclinazione alla conoscenza con
rimproveri e atteggiamenti severi, può produrre dei blocchi che avranno ripercussioni sulla costruzione
dell’immagine del proprio corpo o nelle relazioni sessuali adulte.
E’ auspicabile invece raccogliere ogni loro sollecitazione per stabilire un clima di fiducia entro cui porre
domande e ricevere risposte adeguate all’età.
Anche quando le domande dei figli sulla sessualità dovessero sorprenderci è importante dire che al
momento non si ha una risposta e tornare in un secondo tempo sull’argomento con le ‘idee’ più chiare.
Può essere utile anche valutare il livello di conoscenza del figlio/figlia invitandolo a parlarne con domande
tipo: ‘cosa conosci sull’argomento? Cosa ne pensi?’
In questo modo le nostre risposte saranno tarate sulle informazioni che il bambino possiede e su ciò che
sembra voler sapere senza dire troppo, ma rispettando i suoi tempi.
Laddove questo compito genitoriale incontri difficoltà, resistenze o ulteriori dubbi, attraverso l’aiuto di uno specialista, si potrà agevolmente affrontarne i nodi individuando punti critici e avviarsi a una serena e più consapevole comunicazione.